Avvenire, 4 novembre 2020- “Alla ricerca del calcio perduto: Andrea Pisanu” di Luca Farinotti
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Oggi su Avvenire, da ‘inviato’ a Malta, ho finalmente realizzato l’intervista che avevo da tempo nel cuore: Andrea Pisanu, alla ricerca del calcio perduto
Il silenzio echeggiante degli stadi vuoti ci svela improvvisamente un’industria calcio intaccata nel suo motore finanziario, cui rimane un seguito non più di appassionati, quanto piuttosto di inerziali consumatori quotidiani. L’epica del calcio, tradizionale regolatore emotivo sociale, si è arresa all’intrattenimento coatto come anestetico collettivo. Così, anche la letteratura calcistica individua la propria sopravvivenza nel rifugio in una narrativa della memoria (premiobancarella.it/sestina vincitori sport) talvolta aggrappata al linguaggio salvifico di poeti estinti (Brera, Mura, Soriano…). Di quale calcio si può ancora vivere e raccontare? La saturazione emozionale ha cancellato per sempre la gioia normale di scartare un pacchetto di figurine Panini? Un bambino inebriato che corre dietro al pallone, il profumo di fango sulla maglietta, il sogno di un gol all’ultimo minuto, la folla che esplode: bellezza di per sé. Inutile, quando non motivata dal business (il calcio produce il 3% del PIL), anche se è proprio la bellezza dell’inutilità del calcio a far innamorare i bambini. Ed è questa inutilità che dà un vero senso alla vita, avendo come unico scopo l’emozione, mai il denaro. Alla ricerca di questo calcio perduto, mi sono spinto fino a Malta, l’isola felice in cui si è ritirato a pensare Andrea Pisanu, 238 presenze e 42 reti tra campionati e coppe, 29 convocazioni nelle nazionali giovanili ma, soprattutto, sei infortuni devastanti alle ginocchia, quattro al sinistro, due al destro…
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